giovedì 14 agosto 2008

Argentina giorno x


Un saluto a tutti voi fruitori del Piero Po blog

Pare che la Puna argentina non voglia lasciarci andare utilizzando vili espedienti come tosse e sintomi influenzali per quel che mi riguarda o virulenti attacchi intestinali per Enrico.
Comunque sia domani dovremmo affrontare il passo che ci fara' scendere definitivamente dall'altipiano. E' un momento simbolico del viaggio, un'occasione per pensare a quello che abbiamo fatto fino ad ora....

Il senso dell'avventura, lo stupore per i paesaggi e la dimensione onirica in cui pesso si svcivola dopo ore di pedalate nel deserto sono stati le componenti principali del viaggio. Cio' che rimane in una dimensione poco definita e' il "carattere" di questo popolo di frontiera.

Penso ai messicani che rivendicano e glorificano le loro origini ad ogni occasione, o ai boliviani che in pochi giorni mi hanno dato una sensazione, anche solo di diversita' nei miei confronti, molto netta: non trovo un qualcosa di simile nelle persone che ho conosciuto qui.

Ho capito che stavo sbagliando strada quando Enrico mi ha letto una frase di un certo Hudson:

"Chi percorre il deserto scopre in se stesso una calma primitiva (nota anche al piu' ingenuo dei selvaggi), che e' forse la stessa cosa della pace di Dio."

Penso che mi sarebbe necessario percorrere almeno altri dieci deserti consecutivi prima di raggiungere qulcosa di simile ma, le espressioni, i movimenti e il modo di parlare degli indios comunicano qualcosa di molto simile ad una "calma primitiva".

Cosi' ti capita di incontrare un uomo che, nel bel mezzo di un lago salato, con un riverbero accecante e un vento incredibile, spacca a colpi di ascia il sale con un'espressione rilassata e beata.
Oppure fori la gomma nel bel mezzo del nulla nel bel mezzo del quale ci sta una casetta di fango di un contadino che coltiva una terra infruttuosa e piena di sale. Ti fermi, lui ti da una mano a riparare la bici e vedi come il tuo essere stizzito per una gomma diventa ridicolo di fronte alla sua disarmante leggerezza.
Da quando sono qui non ho sentito un urlo, una voce alta o innervosita.

Forse un carattere distintivo forte questo popolo lo possiede ed e' la straordinaria somiglianza con la terra di cui e' discreto ospite e mi piace pensare che mentre mi stupivo per la bellezza in cui ero immerso mi stupivo anche dalla sua gente.

DAMIANO

P.S. Mi sento di escludere da questa romntica caratterizzazione i ragazzini che, mentre scrivo, stanno giocando in rete ad un gioco di guerra e fanno un discreto casino.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

iniziavo a credere che Enrico ti avesse lasciato in mezzo al deserto. O, peggio ancora, che ti fossi tramutato in statua di sale.
Devo supporre che farai ritorno sulle tue stesse gambe?

ciao mitico

Anonimo ha detto...

Pungolato da zie e mamme, vi mando un caloroso saluto (ne avete bisogno a quanto sembra). Buon proseguimento nel vostro viaggio catartico, non siate puntigliosi riguardo alle altezze dei valichi!4999 o 5001 poco importa, purchè si faccia una fatica bestia a scollinare(o no?)!
Saludos y besos

Anonimo ha detto...

portate in Europa la ricetta che crea l'alchimia per vivere "nella pace e nella calma primitiva" ne abbiamo tutti bisogno!!(p.s.le esperienze vi toccano con le stesse sensazioni per fortuna nei malesseri siete complementari!)