mercoledì 6 agosto 2008

Argentina, giorno 14

Pensavate fossimo stati rapiti dai guerriglieri boliviani, eh? Invece no: siamo ancora vivi e vegeti, e liberi di scorrazzare sul piattisimo deserto di sale di Uyuni.

Troppe cose si sono accumulate nei 4 giorni scorsi, dal punto di ciclistico, turistico e di curiosita´ social-etnografica per potervele raccontare. Quindi mi limito ad aggiornarvi sulle vicende di oggi o poco piu´.

Anzitutto: abbiamo nuovamente una macchina fotografica (anzi due). Comunque sia temo che non sara´ possibile pubblicare foto finche´ rimaniamo sulla cordigliera, che significa fino al 20 di Agosto, almeno. D'altronde sono gia' abbastanza sorpreso che sia possibile connettersi ad Internet da quasi qualunque posto da cui siamo passati, nonostante manchi l'acqua (non solo quella potabile) e non ci sia il riscaldamento.

Siamo ad Uyuni, ex cittadina mineraria, ex cittadina ferroviaria, attualmente citta' turistica, tutta costruita attorno al businness dei tour al deserto di sale. Per le spiegazioni su cosa sia rimando alla voce di wikipedia:

http://it.wikipedia.org/wiki/Salar_de_Uyuni

Siamo arrivati qui con un viaggio travagliato, ma suggestivo, di circa 6 ore in autobus. Ci siamo sistemati nel primo ostello che abbiamo trovato: ci sembrava carino e abbastanza ben organizzato (e costava 3 euro a notte a testa, essendo abbastanza caro). Solo che abbiamo scoperto la mattina dopo che le camere sono ricavate in un capannone, alzando tramezze di cartongesso. L'aspetto e' effettivamente piacevole, solo che nella notte la temperatura in camera e' scesa a 3ºC. Non sarebbe un problema, se uno se lo aspettasse. Quindi oggi abbiamo comprato due coperte, cuffia e calze di lana.

La colazione di stamattina e' comunque stata buona ed abbondante. Abbiamo fatto un giro per le strade della cittadina, che pero' non ha niente da dire. E' una distesa di cuadra, tutte uguali. Abbiamo visitato anche la stazione, visto che qui passa una delle ferrovie piu' alte del mondo. A causa di uno sciopero, pero', la ferrovia e' bloccata. Peccato perche' speravamo di evitare il viaggio in bus di ritorno, sostutuendolo con il treno.

Siamo poi partiti per un tour in jeep nel Salar. Si', questo va un po' contro all'etica del viaggio e a nessuno dei due va a genio di chiudersi in auto per un'intera giornata. Purtroppo pero' e' l'unica possibilita' di visitare questo posto fantastico, ed alla fine non ce ne pentiremo.

Il tour comincia con la visita al cimitero dei treni, dove hanno accumulato una quantita' sorprendente di locomotive che prestavano servizio sulla linea che unisce Uyuni al Cile, fondata nel 1845. Le locomotive sono state in parte smontate: mancano tutte le bielle ed i cilindri, e le caldaie sono state svuotate dai fasci tubieri, forse per recuperare dell'acciaio pregiato. Ok, questa e' una considerazione un po' da ingegneri. Le locomotive, esposte al vento ed alla grande concentrazione di sale si sono completamente corrose, prendendo forme strane, contorte. Aggiungendo la cornice bianca da un lato della distesa di sale, e delle montagne sull'altro lato, il posto diventa surreale, un set che secondo me a Simone piacerebbe un sacco: mostrero' le fotografie al ritorno e se serve un accompagnatore per portare qui qualche modella, io sono disponibile (Damiano no...).

Poi ci sono state un paio di tappe orientate allo spiumaggio del turista occidentale: sapevamo che non sarebbero mancate, quindi le abbiamo digertie con pazienza. Ci hanno portato in un villaggio dove vendevano artesanias che secondo noi erano made in China, anche perche' identiche a quelle che abbiamo visto al mercato di Uyuni ed a Tupiza... comunque abbiamo visto qualche minuto di una partita di calcio giocata sulla sabbia da due squadre locali. Poi siamo andati all'hotel di sale, che mi ha ricordato tantissimo l'hotel di ghiaccio, in Svezia. Belline le statue di sale (di lama, di sfinge, di cavatori di sale), ma la struttura parzialmente in costruzione era un po' fuori tono rispetto al bianco purissimo circostante.

Finlamente ci siamo diretti all'isla del pescado e questo si rivelera' il pezzo forte della giornata. Una collina di 50-60 metri che si alza sulla bianchissima distesa circostante. Sembra davvero un'isola ed, arrvandoci in fuoristrada, sembra di approdare in un porto. L'isola ospita tantissimi cactus, alti fino a 9 metri, e vecchi fino a 1200 anni. E' tenuta molto bene, assolutamente pulita e questo ci fa piacere, visto che nei paraggi di tutti i centri di interesse fin'ora abbiamo trovato grandi distese di borse di plastica e bottiglie. E' un po' triste, ma sapendo i problemi che hanno qui, e' anche difficile farne una colpa a qualcuno: se non hai l'acqua in casa, non ti preoccupi di dove finisce la busta di plastica che butti per terra...

Comunque la sensazione e' di essere sospesi tra le nuvole. Il bianco abbagliante che si estende per centinaia di chilometri lineari (o decine di migliaia di chilometri quadrati, se preferite...) ha la capacita' di mandarti in trance. I miraggi che fanno apparire all'orizzonte montagne sospese, i giochi di luce ed ombra generati dalle forme grottesche della roccia vulcanica dell'isola, il silenzio assoluto (anche il ronzio dei fuoristrada si perde in questa immensita'), ti portanto in un'altra dimensione. Ti vuotano la mente. Almeno a me hanno fatto questo effetto.

Il chofer ci prepara un pranzo con milanesa (sara' la 20esima da quando siamo qui, pero' buona) pasta scondita (che usiamo come pane) e verdura. Cosi' facciamo due chiacchere con i nostri compagni di tour: una coppia svedese che in meno di due mesi ha girato praticamente tutti gli stati del sudamerica, due ragazze irlandesi ed una ragazza inglese che e' in viaggio da quasi sette mesi, ed ora sta per rientrare in patria. Tutti arrivano in bus direttamente da La Paz, e ripartono oggi stesso. Capiamo che il nostro viaggio e' completamente diverso dai loro. La bicicletta ti permette di avere una conoscenza capillare del territorio e delle situazioni. A prima vista sembra che loro stiano collezionando belle casrtoline da posti esotici, ma senza averne la cornice. Al contrario qualcuno potrebbe pensare che noi ci stiamo concentrando un po' troppo sulla cornice, facendoci 6 ore di bicicletta per visitare una citta' in 1 ora. In realta' il bello del nostro viaggio e' proprio il tempo passato in sella, e ce ne siamo resi conto oggi, sentendo voglia di ricominciare a pedalare.

E, se avessimo avuto un po' piu' tempo... la traversata del salar in bicicletta sarebbe stata una bella impresa... ci rimane in mente per qualche viaggio futuro!

Rientrando dall'isla del pescado ci siamo fermati presso un Ojo del Salar, una spaccatura nella crosta di sale da dove sgorga acqua e gas (secondo la guida ossigeno, ma tutte le nostre conoscenze geomorfologiche non ci permettono di credergli: non sappiamo che gas sia).

Rientrando ad Uyuni, al tramonto, ci sembra un po' piu' bella di quel che e'. Salutiamo le nostre compagne di viaggio e facciamo un giro per la citta'.

Il mercato coperto e' un pugno allo stomaco. E lo dico avendo in mente i mercati cinesi, polacchi e malesiani. Animali squoiati ed accatastati per terra. Teste con gli occhi fuori dalle orbite che ti fissano, quarti appesi e coperti con stracci. Sono convinto che l'odore sia sopportabile solo grazie al freddo. La parte con le spezie ed la frutta e verdura e' invece piu' fruibile ai nostri occhi di cittadini occidentali, coloratissima e vagamente aromatica.

Ora siamo pronti per andare a cena, visto che ieri abbiamo ceduto al caldo di un fuocherello ed abbiamo cenato in un locale decisamente turistico, stasera cerchiamo un posto tipicamente boliviano, seguendo i locals.

Saluti a tutti,

ENRICO

6 commenti:

Unknown ha detto...

Già si stava pensando di organizzare un commando di salvataggio e paracadutarci in Bolivia per venirvi in soccorso.

Anonimo ha detto...

nessuna preoccupazione,siamo consapevoli della vostra impresa!
non pensate al "quadro" o alla "cornice" voi state facendo un'esperienza a 360° e definirvi "turisti ciclisti" o "ingegneri ciclisti" e'molto riduttivo.

Anonimo ha detto...

la cugina di un'amica di una mia conoscente abita in quella zona.
Quindi per la serie 6 gradi conoscenza da chiunque, non vi perdo neanche nel deserto di sale.
Firmato:
la zia da stana

p.s. per Seasoner10
se serve conosco personalmente anche Susan che abita a San Francisco ...

Anonimo ha detto...

da che parte pensavi venissero le "milanesas" che avete mangiato?
l'ho già detto e lo ripeto ... è ora di abbandonare i piaceri della carne e passare a quelli delle verdure...
e chissenefrega se perdo un minimo di folklore locale carnivoro...

Simone Nervi Photoblog ha detto...

Ritengo opportuno constatare che DAMIANO BALZI non ha ancora scritto nulla! O è troppo stanco per mettere assieme i suoi pensieri, o è stato rapito dagli alieni e il piero non ce lo vuole dire attraverso codesta comunicazione virtuale! ;) Ciao e in bocca al lupo per le vostre macchine fotografiche.

Anonimo ha detto...

uèèèèè!
sono in partenza e non ho tempo per leggere tutto!!! ma sapere che oltre ad essere vivi e vegeti vi state anche divertendo è già un piacere, leggerò quando diventerà un libro ;-)
besos
susà