mercoledì 13 agosto 2008

Argentina, giorno 21

Che fatica!

A causa di mancanza di cartine ed inclemenza del clima abbiamo passato una notte imprevista in tenda. A 3500m e questa volta senza alcun riparo, affacciati su Salinas Grandes. Comunque ci e' andata bene: niente vento e temperature piu' che sopportabili: stamattina c'erano ben 2C nella tenda, quando ci e' capitato di svegliarci ampiamente sotto zero...

Sono stati 3 giorni fantastici soprattutto dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. Abbiamo pedalato per 25km su un'immensa distesa di sale, che sembrava diventare sempre piu' grande man mano ci addentravamo. Abbiamo visto paesini di tre case, ma con chiese ben tenute. Abbiamo visto animali, soprattutto uccelli, ed ora siamo curiosi di dar loro un nome. Abbiamo visto la vegetazione cambiare. Abbiamo anche incontrato qualche turista e racolto le soliti frasi di sorpresa ed incoraggiamento, che fanno sempre piacere.

Ora siamo a San Antonio de Los Cobres. La notte imprevista in tenda ci ha un po' provato: oggi non avevamo viveri, e condividevamo 400ml di acqua in due. Niente di grave: si stringono i denti, ed in caso di necessita' si ferma qualche (raro) camionista... Inoltre siamo un po' stanchi soprattuto per il vento (non potete immaginare cosa vuol dire pedalare a 8km/h su una superficie perfettamente piatta, soprattutto per il morale). Infine la prossima tappa e' l'Abra del Acay, punto piu' alto del nostro percorso (nonche' passo piu' alto dela Ande) a 5061m. Tutto questo per dire che ci prendiamo un altro (e' il secondo...) giorno di riposo. Recuperiamo viveri ed acqua in quantita' perche' poi abbiamo ancora una sessione di qualche giorno "unplugged".

Pubblico nel prossimo post qualche foto con commenti, qui invece vorrei dare qualche notizia di carattere ciclistico, per chi volesse fare un viaggio simile al nostro, ed anche per annotarmi osservazioni che potrebbero tornarmi utili in futuro. Per gli altri, saltate pure tutto e passate alle foto.

Proteggete tutto cio' che potete sulla bici. Non c'e' niente che non sia esposto a botte, graffi e distorsioni. La mia bici ha subito un brutto trauma alla forcella, nonche' varie (e profonde...) incisioni sul telaio di alluminio, mi manca un raggio alla ruota posteriore, ho stortato il telaietto in acciaio del borsello al manubrio ed (oggi) ho rotto l'aggancio di una delle borse che sembravano indistruttibili. La bici di Damiano se l'e' vista anche peggio ed ha una profonda botta sul telaio, piu' varie fresature su componenti in alluminio (forcella e pinze dei freni). Il problema piu' grosso sono i trasferimenti (in autobus o aereo), ma anche nell'uso normale le cadute avvengono molto frequentemente (per il vento, la sabbia o la stanchezza).

Utilizzare camere d'aria con valvola "regina" (cosi' non si perde il tappino), ma portarsi un adattatore per poterle gonfiare con l'ugello da auto e moto: e' molto piu' frequente trovare compressori con questi ugelli (se da' fastidio non poter sfruttare questa comodita'...). Portare copertoni fino al 2.10, perche' trovare camere d'aria per copertoni da 2.25 e' impossibile. Fin'ora abbiamo bucato 5 volte (e siamo fortunati!), ma spesso si trattava di forature "multiple": la ruota posteriore va a terra e la camera d'aria si rovina in piu' punti. Alcune "pizzicate" causa peso eccessivo sulla ruota posteriore, ma suprattutto punture di spine di cactus. Non c'e' struttura aramidica che tenga: utilizzare protezioni supplemetari fa risparmiare un sacco di tempo. Le pezze autovulcanizzanti (air dam, o Parktool) sono una manna, ma solo per le punture e non funzionano per niente al freddo (non vlcanizzano): purtroppo lo abbiamo scoperto a nostre spese!

Mettere piu' acqua possibile sul telaio (tre borracce, se possibile da 1,5 litri): ogni bottiglia di acqua nelle borse si muove e sbilancia in maniera pericolosa in dicesa, inoltre carica ancora di piu' la ruota posteriore.

Portare, oltre e grasso ed olio, anche un detergente per lo sporco grasso: prima di lubrificare e' necessario pulire catena, pignoni e guarnitura praticamente dopo ogni tappa su strade sabbiose, per prevenire usura e rotture al cambio. Il detergente qui non l'abbiamo trovato ed abbiamo utilizzato benzina, ma non va bene (ne' dal punto di vista ambientale, ne' da quello meccanico).

I freni a disco si sono rivelati allo stesso tempo fantastici in discesa con la bici carica e provvidenziali con i cerchi non piu' perfetamente dritti, ma una pena per la manutenzione, soprattutto quelli di Damiano con registrazione automatica: un minimo runout del disco e si pedala solo per vincere l'attrito delle pastiglie. Quindi, meglio freni a disco con registrazione manuale. Niente problemi all'impianto idraulico.

Bloccare la sella in maniera permanente: ogni due ore sul famoso serruccio spaccachiappe e' necessario alzare nuovamente la sella di 5mm. E non e' sufficiente stringere lo sgancio rapido, neppure usando la chiave esagonale. Un foro passante nel telaio e via...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

speravo non ci fossero stati cosi' tanti problemi tecnici! ma le descrizioni dimostrano anche la vostra preparazione per affrontarli.(vi seguiamo col cuore come stiamo seguendo le Olimpiadi e alla fine avrete la certezza di un enorme medaglia d'ORO!)

Anonimo ha detto...

Superato l'esame di "bici(ec)lettismo estremo" a pieni voti penso a
tutte le categorie "non ingegneri" (farmacisti, bancari, modelle, veline e tronisti e tutti gli altri) tagliate nettamente fuori da questo tipo di esperienze ....
persino il nonno che andava giù di brutto con la nafta sulla meccanica di tutte le biciclette che ha avuto ...