sabato 23 agosto 2008

Argentina, giorno 32

Foto d'archivio: questi siamo noi all'arrivo sull'Abra de COndor, 4100m (ricordate?). Mi ha spedito la foto un argentino che era li con la sua compagnia.

Dopo una lunga assenza eccoci di nuovo, per una delle ultime puntate del nostro viaggio nella cordigliera. Abbiamo parcheggiato le bici. Definitivamente. Il contachilometri dice: 1519. Da giocare al lotto appena torno. Scusate il ritardo, ma gli ultimi giorni sono stati sorprendentemente pieni, nonostante a Cachi respirassimo un'aria rilassata e tranquilla. Abbiamo avuto di che pensare e di che pedalare...

Questo post, sara' inevitabilmente un po' "psicologico". Damiano mi avverte che questo tipo di post risultano spesso un pesanti e noiosi, e quindi di farla breve. Siccome, pero', farla breve non mi risulta facile, cerchero' di inserire qualche racconto di vita vissuta e d'azione che renda un po' piu' scorrevole la lettura. E si va.

Gli eventi hanno fatto si' che siano passati diversi giorni dal post precedente. Giorni pieni di cose, fatte e viste, di eventi, di persone... ed, ovviamente di tanti km pedalati nelle condizioni piu' varie. Io, pedalando, ho pensato spesso al blog. Pensavo a chi lo legge e lo commenta, e cosi' ne diventa un po' protagonista. Pensavo al perche' a volte sento il bisogno di scriverci qualcosa. E a tanto altro. Tante domande, e forse anche qualche risposta.

Da Cachi ci siamo diretti a Molinos. Tappa che doveva essere semplice, ma che ci ha comunque impegnati in piu' di 60km di sterrato, con un passo a 2400m. Molinos e' una cittadina microscopica (tutto concentrato in 9 cuadras), acqua assolutamente non potabile (dicono presenza di salnitro), una scuola ed una chiesa. Ed un albergo che sembra preso direttamente dalle colline toscane e che fa venire voglia di tornare da queste parti con una compagnia diversa... non che Damiano non vada bene... ma da qui in avanti abbiamo visto tanti resort, agriturismi, alberghi rurali, con filari di pioppi assurdamente familiari, tanto carini da far venire voglia di passarci qualche giorno... senza pedalare!

Siamo stati abbordati da Ramon, sedicente professore e ciclista, che si sta preparando per un viaggio che e' una versione ridotta del nostro. Solidale scambio di informazioni: noi gli raccontiamo delle ultime tappe, lui ci indirizza ad un posto per la notte e ci raccomanda un posto a Tucuman.

Uno dei titoli di questo post avrebbe potuto essere "Partenze e ritorni". Nei due giorni passati a Cachi, ho avuto la netta sensazione di scivolare. Scivolare sul ramo di una parabola (o di un iperbole?). Come ogni viaggio, anche questo ha avuto un suo apice, o un perigeo, che per noi e' stato l'Abra del Acay. Attribuivo a queto punto grande valore simbolico, pur sapendo che non potevo aspettarmi niente di piu' di un mucchietto di pietre con un panorama mozzafiato. Pensavo alla fatica, al tempo ed alle energie dedicati per arrivare fin qui. Poco alla volta mi sono reso conto di cosa invece significava veramente. Il valore che assumeva il momento del passaggio a 5000m era dato da cio' che c'e' stato prima e da cio' che ci sara' dopo. E' stato uno spartiacque tra la partenza ed il ritorno. Da un lato l'allontanamento da tutto cio' che avevo e che conoscevo, da cio' che non sopportavo piu' e da cio' che aveva giustificato la mia esistenza sul pianeta fino ad ora (e qui cito qualcuno). Dall'altro tutto cio' che mi aspetta al ritorno, e cio' che sciegliero' di inserire nella mia vita d'ora in avanti. Ed in mezzo un punto a gravita' zero (in realta' con gravita' uguale e contraria alla forza centripeta...) in cui poter lanciarsi in esercizi mentali libero da ogni vincolo logico e formale, librarsi in evoluzioni e voli pindarici, resi possibili solo dalle ocnidizioni speciali di questa situazione.

In tutte le tappe nella Valles Cachaquies, abbiamo sempre di piu' maturato la consapevolezza che tutto stava finendo. Ed io ho cominciato a pensare a casa. Mi sono abbondanato un pochino alla nostalgia, alla celebrazione di tutto cio' che amo dell'Italia e di Brescia e di cio' che mi manca. Ed in alcune cose Damiano mi ha dato una mano.

Per esempio il cibo... Purtroppo la puna, dal punto di vista eno-gastronomico e' un posto decisamente povero. Siamo andati avanti a pollo alla griglia, milanesa, e napolitana per giorni, esultando quando si trovava una zuppa di quinoa. In tenda chiaramente buste knorr. Scacalando l'Abra dell'Infernillo, uno degli ultimi passi, abbiamo deciso di non portare cibo con noi. Eravamo un po' disgustati dai salumi (solo mortadella) e formaggio locali. E, con i morsi della fame, abbiamo fatto un elenco di cio' che vorremmo mangiare appena tornati. Non siamo riusciti a dare una priorita', ma in praatica abbiamo stilato una lista di tutti i piatti tipici della provincia di Brescia e dintorni. Mi manca la semplicita' della cucina italiana, con i suoi ingredienti genuini e scelti con cura. Mi mancano verdure diverse da pomodoro ed insalata. Mi manca la pasta e fagioli. La polenta. Il cotechino con il pure' e le lenticchie. La pasta col pomodoro. Le costine con le verza. I fagioli all'uccelletto. Il risotto con salamina e gorgonzola. La polenta carbonera. E tanto altro, dai primi fino ai dolci...

Ho pensato alle persone che mi mancano. Ho pensato alle cose che avro' da fare, per riavviare una vita un po' diversa dalla precedente. Ho pensato alla mia futura casa, che dovra' presto prendere una forma concreta, con muri pavimenti e tetto... ho pensato alla moto: mi manca! Ho pensato ai progetti lavorativi, e mi sono venute anche un paio di idee, come mi aspettavo. E tutto senza ansia, senza patemi, senza costrizioni, con la serena consapevolezza che avro' da tirarmi su le maniche per raggiungere qualche obiettivo che ora mi e' piu' chiaro. Sono contento.

Per arrivare all'Abra del Infernillo, da Molinos, abbiamo affrontato due tappe. La prima e' stata di 113km di sterrato sabbioso, con salita e discesa per uun dislivello positivo cmulato di 800m. Abbiamo in realta' fatto un errore sull'itinerario: dovevano essere due tappe, soprattutto a causa del fondo sabbioso che costringe a tratti a spingere la bici. Avremmo potuto in qualche modo recuperare il giorno perso. Pero' a Molinos il professore ciclista, Ramon, ci ha detto: "E' impossibile raggiungere Cafayate in un solo giorno". E cosi' abbiamo dovuto farlo. Capite? Siamo partiti dopo aver fatto colazione da Manolo, una mico del professore. Era gia' tardi. Alle 15 avevavmo fatto 40km e ci siamo fermati a pranzare. Ne mancavano 73. Nel seguito ci ha aiutato tanto l'ambientazione magica in cui ci siamo trovati. Rocce levigate dal vento in mille forme diverse. Guglie aguzze. La strada che sembra un toboga che scenda in uno scenario di cartapesta. Da non credere. Col sole al tramonto i giochi di luce ed ombra affascinano e ti costringono a far fotografie. Vorrei che tutti potessero godere di questo posto, ma so che le foto non serviranno a molto. Comunque sono piu' di 700 fin'ora. Arriviamo a 15km da Cagayate e... troviamo l'asfalto! Ancora non lo sappiamo, ma non pedaleremo quasi piu' sullo sterrato. Comunque entriamo a Cafayate che sono le 21, dopo aver pedalato per un'ora e mezza con le frontali e le luci rosse accese sulle borse.

L'impressione e' di essere arrivati a Las Vegas. Cartelloni al neon, tantissimi ristoranti, alberghi, almeno lungo la strada principale. Ci fiondiamo nel primo affitta camere che troviamo, una doccia per toglierci lo strato di polvere di dosso (non mi sono abbronzato i polpacci per l'effetto schermante della polvere!). E ci concediamo una cena luculliana: io prendo una "pizza" di antipasto ed trota (tipica di queste parti). Facciamo fuori una bottiglia di Malbec da 15º ed il mondo ci sorride. Abbiamo l'impressione di aver compiuto un'impresa eccezionale (rispetto alle nostre forze).

L'indomani andiamo a trovare Santiago, amico di Mariano, un ragazzo della nostra eta' che con 3 fratelli piu' giovani gestisce Utama, una fattoria dove producono vino (ottimo a mio parere) e lavorano la ceramica. Facciamo due chiacchere interessanti sulla situazione del campo in argentina. E' bello parlare con una persona che vive in un modo tanto diverso da quello a cui sono abituato. Ed e' sempre un peccato non padroneggiare meglio la lingua, per potersi spingere un po' piu' in profondita' nei discorsi. Staremo con lui fino alle 3 del pomeriggio, quando partiremo alla volta di Amaicha del Valle.

Un altro titolo di questo post avrebbe potuto essere "I viaggi possibili". Negli ultimi giorni, attraversando cittadine sempre diverse ed ambienti tanto contrastanti da sembrare appartenere a pieneti diversi, ho pensato ai miei viaggi. Ho pensato ai viaggi che ho fatto, trovando strane similitudini con luoghi gia' visti: come una cittadina andina puo assomigliare alla Scandinavia? O perche' mai una valle tropicale dovrebbe ricordarmi l'alta Val Trompia? Ed ho pensato ai mille viaggi che potrei fare, intorno al mondo, traendo spunto ed ispirazione da piccoli dettagli, da pungoli nascosti lungo il cammino che stuzzicano l'interesse e la curiosita'. E cosi' ora ho in mente tante destinazioni nuove o vecchie, ma con nuove motivazioni a corredo.

La tappa per Amaicha' e' stata facile: tutto asfalto, solo salita gli ultimi chilometri. Scatto in avanti per fare qualche foto. Trovo un muro con il cartello che da il benvenuto in paese. E' alto poco piu' di 3 metri. Mi ci arrampico. Sono quasi in cima e dal muro di mattoni fango si stacca un bel pezzo, che mi rimane in mano. Cado rovinosamente ed il pezzo di muro mi cade in testa. Bilancio: un po' di escoriazioni ed un polso dolorante, che non mi impedisce di pedalare, ma da abbastanza fastidio. Indosso una polsiera e metto pomata due volte al di. Ben mi sta.

Amaicha' niente di che. Pero' appena fuori dal paese un suggestivo museo alla Pachamama (madre terra) costruito per intero da un sedicente erede della culutra locale (in realta' e' tristemente noto come le epidemia abbiamo rapidamente portato all'estinzione tutte le comunita' indigene, dopo l'arrivo degli spagnoli). Tutto e' costruito con rocce bianche e nere, utilizzando per ogni particolare (dai portoni ai pavimenti) i motivi di terra acqua aria e fuoco caratteristici delle culture delle Valles Qualanchies. CI sono anche tappeti, qaudri, sculture, tutte fatte da Hector Cruz. Quando torno voglio informarmi un po' meglo su di lui, sembra che sia famoso anche in Europa.

E qui partiamo per l'Abra del Infernillo. Saliamo rilassati, e, come ho gia' detto parliamo di cibo, in preda ai morsi della fame. 1100m di dislivello, quota massima 3100m. Bazzecole, pensiamo. Beh, insomma...

Dalla cima del passo scopriamo che l'altro versante della valle e' immerso nelle nuovole. Abbiamo 25 km di discesa che saranno una sofferenza imprevista. La temperatura passa rapidamente da 15º a 3º. E non si puo' fermarsi, e' tardi. Non si vede niente. La vegetazione diventa familiare: pini, piante senza foglie. Scendiamo senza riuscire piu' a muovere le dita, con le gambe gelate (indosso calzoni corti). Ci fermiamo in una pasticceria all'inizio del paese di Tafi che si dimostrera' la milgiore del mondo (ai nostri occhi, almeno!). C'e' addirituttura una stufa a legna. Entriamo che non riusciamo neanche piu' a parlare! Impiegheremo quasi un'ora a riprendere una temperatura normale, due fette di torta ed un te a testa ci aiutano.

Dormimao in un bell'albergo, e l'indomani affrontiamo l'ultima tappa. 100km di asfalto sotto una pioggerellina che e' piu' nebbia che si condensa. Ci abbasseremo di 1600m in 35 km in una valle bellissima. La parte piu' alta ricorda le nostre valli alpine. Mentre in fondo siamo nella giungla tropicale. Infine sbuchiamo nella pampas argentina. Paesini degradati. Negozi chiusi, non si trova da mangiare. Qui si vede che il crack degli anni 90 ha avuto effetti acora evidenti. Entriamo in Tucuman con un tramonto grigio sulla testa. Ci tuffiamo nel traffico frenetico. Bici pesanti e poco maneggevoli. Cartina scritta in piccolo. Guido io e miracolosamente arriviamo al posto per dormire senza troppi intoppi. Scendiamo dalla bici per l'ultima volta e ci beviamo una bottiglietta di vino Utama che ci ha regalato Santiago a Cafayate.

Brindiamo a questo viaggio ed ai prossimi viaggi. Siamo consci di aver fatto una bella cosa, di esserci regalati a vicenda qualcosa che solo noi potevamo regalarci. Prendiamo accordi, che non riveliamo qui, per la prossima avventura in bici. Perche' questo e' certo: ci sara' un'altro viaggio con questo stile!

Ma non subito... ora ci e' venuta voglia di organizzare qualcosa di un pochino piu' comodo... magari da affrontare con una compagnia un meno ristretta... magari in moto... vederemo, la strada e' ancora lunga!

Vi faro' sapere come trascorrero i miei ultimi 15 giorni di vacanza. Ho gia' tante idee e qualche contatto.

Ciao,

ENRICO






10 commenti:

Simone Nervi Photoblog ha detto...

Un blog dietro l'altro, avventure e disavventure descritte con precisione e con rara partecipazione. Quasi immerso in un mondo che potevo solo immaginare dalla rappresentazione di qualche regista in film troppo lontano da me. Mi sono emozionato e ho trovato nelle vostre parole momenti decisamente divertenti e veri. Grazie. Ma per non essere troppo serio devo sottolineare l'estetica del vostro viaggio: pensate come sarebbero uscite le vostre immagini se avreste effettuato tutto il viaggio in giacca e cravatta! Immagini alquanto surreali e per nulla scontate! Prendetelo in considerazione per il vostro prossimo viaggio! Ci vediamo, Simone

Anonimo ha detto...

Ragazzi che spettacolo seguirvi! Siete stati fantastici. Grazie ai vostri post, vi siamo stati attaccati alle chiappette immaginando i paesaggi, le salite e le discese!
Ora rilassatevi e godetevi questo nuovo stato mentale.. sara' di buon consiglio per i nuovi progetti!
Un abbraccio! FA+HB+??

Anonimo ha detto...

ma tutti questi pensieri (tra l'altro frutto di una ricchezza interiore che solo il vostro viaggio vi poteva dare) avevate chi ve li scriveva sotto dettatura intanto che pedalavate???????

ciao e buona continuazione del tuo viaggio enrico

Inve

p.s. sono rimasto 5 minuti a pensare cosa potesse centrare gravità zero...

Luigi ha detto...

Enrico E Damiano grazie del viaggio che ci avete fatto fare. La prima ricompensa che mi viene in mente è una pentolona della mia mitica pasta e fagioli tutta per voi.
Ovviamente, si accettano ordinazioni!

Buon proseguimento e mi raccomando teneteci aggiornati. Noi oramai siamo affezionati a questo blog più di telenovela sudamericana! sarà il setting..?

Anonimo ha detto...

Peccato mi scende una lacrima a sapere che non scriverete +...non posso che confermare quello che scrivono tutti...leggere il vostro blog è stato molto di più che seguirvi era come partecipare alle vostre avventure GRAZIE...comunque mi fa piacere che ti manchi la moto perchè appena torni scatta il Giro!!! Ste

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente con chi ha scritto che seguire il blog è come guardare le telenovelas e crea dipendenza, con la differenza che tutto è molto più imprevedibile e interessante nel blog.
Inoltre aderisco pienamente al clichè del parente che dà conforto quando PROMETTO SOLENNEMENTE bonus per cena/pranzo/spuntino/merenda con tutti (o gran parte) dei cibi agognati durante il peregrinare.
Naturalmente come le vecchie zie voglio qualcosa in cambio... e inoltre l'invito è aperto anche a Damiano (che se ha retto i dislivelli regge anche le pallosissime vecchie zie, basta solo che finga accondiscendenza).

quella pigrona godereccia della ziazeta

p.s. non azzardarti a non farci sapere nulla prossimamente o mi vendico quando torni ....

Anonimo ha detto...

ehm ....non è che Damiano è allergico ai gatti, spero .... in caso garantisco cena all'aperto anche a -3 gradi tanto siete abituati ....

Anonimo ha detto...

scusate, ma visto che parlate di ricchezza interiore giacchè siete lì non è che si potrebbe fare qualcosa anche per la ricchezza esteriore tipo recuperare 5mila euro persi con il titolo?
p.s. accetto consigli non troppo psicologici e difficili per la mia mente semplice e contadina

Anonimo ha detto...

Un unico dubbio mi affligge, e non mi vergogno a dirlo. cosa diavolo vuol dire ocnidizioni? potrei scrivero su google e vedere cosa salta fuori, o aprire il dizionario.


ma sono pigro

Anonimo ha detto...

...queste parole sono entrate nel cuore e nell'anima lasciandomi serena e felice!Sono da tenere e incorniciare!( pensa che questo viaggio ha dato i risultati che, spesso, non si raggiungono nemmeno dopo anni d'Analisi, tu, per guardarti dentro hai dovuto "solo" pedalare, divertendoti!)