Oggi, domenica, mi sono alzato alle 8,
avendo in programma una lussuosa colazione al bar con cappuccio,
brioche e tranquilla lettura del giornale. Un po' da pensionati, lo
so.
Esco di casa e nelle poche centinaia di
metri che dividono Corso Garibaldi da Piazza Duomo molte cose
colpiscono i miei sensi ed attirano la mia attenzione. Il loro insieme
ha rapidamente cominciato a farmi ragionare.
Il Sole. Un sole caldo, ma con una
leggera brezza che classifica queste prime ore di una domenica di
metà luglio in quel ristretto gruppo di mezze giornate in cui
sperimento “il clima ideale”. Quel particolare connubio di
temperatura, umidità e brezza per cui sembra che il mio corpo non scambi energia con
l'ambiente circostante. Una sensazione così piacevole che mi
riconduce a pensare agli evidenti effetti di milioni di anni della
nostra evoluzione su questo pianeta.
C'è poca gente in giro, ormai chi può
sta cercando di partire per le vacanze, le scuole son finite, i
negozi sono chiusi, quasi tutti. Chi rimane in città? Gli stranieri.
Sono loro i principali animatori del carmine a quest'ora di domenica
mattina. “Loro” sono di tutti i colori. Indaffarati nei loro
negozi di fruttivendolo, di parrucchiere (anche alle 8 di domenica!),
di paccottiglia a 1 euro, o che passeggiano lentamente. Uomini soli o
in gruppo, famiglie con bambini, coppie, donne. Ogni gruppo parla una
lingua diversa ed io provo sempre una punta d'orgoglio quando sento che l'italiano è stato scelto da due di loro come lingua d'incontro.
Ed in questo quadro io sono uno dei
tanti, rappresentante di una minoranza, uno straniero anch'io! Scopro con sorpresa che
la sensazione mi piace. E la analizzo.
E' inutile girarci intorno: ci son
diverse cose che non mi piacciono nella nostra società. Non mi riconosco negli obiettivi che
la maggioranza delle persone della mia età si dà (accetta di
darsi). Non voglio soldi, non voglio fama, né riconoscimenti, né potere. Più
pragmaticamente, non voglio un'auto, un cellulare potente, non voglio
lussi in casa mia, non voglio la televisione, né far vacanze in
posti famosi. Però vorrei cambiare il mondo, nel limite di ciò che
le mie forze mi permettono, anche se questo può voler dire solo dargli una spintarella nella direzione
giusta. Per questo ho fatto scelte soprattutto lavorative che mi
hanno penalizzato dal punto di vista economico e del riconoscimento
sociale. Non mi lamento, anzi ne vado fiero, ma ne percepisco anche
il peso. Voglio vivere fuori dai binari, non tanto, in fondo non sono
un ribelle, solo quanto basta per farmi sentire bene con me stesso,
non transigendo su alcuni temi che ritengo fondamentali e che vedo non rispettati. Questa scelta porta con se il fatto che per
me molte cose siano un po' più difficili che per gli altri.
Non sono solo. Molti altri amici,
ognuno a suo modo, hanno fatto scelte fuori dagli schemi, ed anche
loro, come me, ne pagano le conseguenze. Sono sparpagliati in diverse
parti d'Italia e del mondo, ed è sempre bello confrontarsi con loro,
condividendo successi e sfortune. Anche se in questo periodo il
ritornello è sempre il medesimo: poco lavoro, mal pagato, torno dai
genitori o mi faccio aiutare da loro.
Camminando per le vie del Carmine
questa mattina ho però provato la sensazione che tutti fossero fuori
dagli schemi! Che la grande maggioranza delle persone che mi vive a
fianco, nel mio quartiere, per diversi motivi, è un “fuori”. La
maggioranza dei miei vicini di casa ha problemi molto più grossi dei
miei e non perché se li è cercati, perché ha sbagliato qualcosa o
perché è un ribelle: solo per il fatto di essere nato (o di avere
genitori nati) fuori dall'Italia!
E così mi sento a casa, comprendo le
loro istanze e mi identifico con loro, e mi piace illudermi che anche
loro possano capire le mie.
Questa mattina, in pochi minuti di
camminata, ho visto bambini di diverse nazionalità giocare insieme,
ho visto una persona rispondere rabbiosamente ad una richiesta
d'aiuto di un mendicante, ho visto una pazza fermare le persone per
strada per fare due chiacchiere sconclusionate, ho visto una donna
raffinata camminare con il tacco ed il cappello in corso Mameli, e
vicino a lei, seduti per terra ho visto persone volgari mettersi le
dita nel naso e tagliarsi le unghie dei piedi, ho visto commercianti
volenterosi pulire una fontana sporca, ho visto cani cagare e padroni
raccogliere, piccioni contendersi pezzi di pane, una signora appena
sveglia che apriva le tende della camera. E questo è un'infinitesimo
assaggio limitatissimo nello spazio e nel tempo della Realtà.
Tutta questa varietà di
vite è il punto da cui partire per immaginare il nostro futuro.
Indietro non si torna. Integrazione, collaborazione, tolleranza,
questa è la strada per l'evoluzione della società. Non ci sono
alternative, chiunque abbia in mente qualcosa di diverso sta
sbagliando, è miope o si illude di poter controllare forze che,
essendo forze della natura, sono più potenti di qualunque strumento
legislativo o tecnologico l'uomo possa concepire.
Gli ignoranti semplificano (noi qui,
loro la), gli insoddisfatti recriminano (è tutta colpa loro), i
rabbiosi insultano (non sono al nostro livello), i bigotti predicano
(cancelleranno la nostra cultura, religione, tradizioni), i pavidi
evitano i contatti. Le persone coraggiose ed intelligenti, invece,
studiano, cercano di capire, entrano in contatto, condividono,
aiutano.
Ed il futuro darà loro ragione.