lunedì 30 marzo 2009

E sono 8



Chi l'avrebbe mai detto?

Dopo così tanto tempo, sorprende un po' anche me. Non tanto il fatto di scrivere sul blog, ma il fatto di sentirne la necessità. Sono tanti giorni che aspetto il momento giusto, non è stato facile. Le scuse sono sempre le solite: impegni, vita frenetica, niente tempo per dormire... In realtà mi rendo conto che è anche un po' il mio modo di evitarmi, di posticipare un confronto con me stesso, da cui potrei uscire potenzialmente malconcio, ma sicuramente con le idee più chiare.

E così, adesso ci sono, nella mia camera di una volta, nel cuore di una notte di tempesta (!), con una tazza di caffé fumante a fianco, pronto per partire. Però la situazione è delicata. Il rischio è quello di perdersi nello spumone di pensieri che ho in testa, montato un po' alla volta nelle ultime settimane, me che proprio negli ultimi giorni ha preso la giusta consistenza. Così, per fare un po' chiarezza, mi son letto il post del trasloco di luglio, e partirei proprio dal trasloco.

Quindi. E sono 8, un bel numero. I traslochi, chiaramente. La caasa non c'è più, si è definitivamente sciolta con una solenne ed intima cerimonia dei suoi ultimi due abitanti. E' un salto (come dice il post qua sotto). E' un'epoca che se ne va, portando con sé un'atmosfera sicuramente irripetibile. Nel bene e nel male. Ma il punto è sempre il cambiamento, che spinge a far bilanci, a cercare conferme, ad aggrapaprsi a brandelli di passato, mentre si è già proiettati verso il futuro. Io nella caasa alla fine ci sono stato bene: è stato solo un guscio sottilissimo per difendermi dalle intemperie, ma non avevo bisogno d'altro. Mi sono circondato dagli unici oggetti che per me in questo momento avevano un senso. Tutte cose molto pratiche, utili, in grado di evocare direttamente i momenti più piacevoli che ho passato negli ultimi mesi. Attrezzi. Questa sera la mia camera è stata definita punk minimal. E ritengo che la definizione la identifichi perfettamente. La foto qua sopra è dell'unica cosa che ho appeso al muro. Non che sia stata una scelta meditata o che avesse per me un senso in maniera particolare. Fatto sta che per mesi mi son svegliato buttando l'occhio sul monologo iniziale di Trainspotting. Qualche parola, qualche frase, talvolta lo leggevo tutto. Ora temo di saperlo a memoria. Sicuramente un bel pezzo, comunica un messaggio forte. Quello che ci trovo io è il richiamo alla consapevolezza della scelta. Quelle decisioni piccole e grandi che si fanno in ogni istante della vita e che la plasmano e conformano attorno a ciò che siamo. Non subire le imposizioni né le convenzioni, per poter essere artefici del proprio futuro. Forse l'ho già anche scritto, tempo fa. E' importante non dimenticarlo.

E così si è sciolta anche la strampalata convivenza a distanza che si era venuta a creare tra me e Damiano. Mai avrei immaginato di arrivare a pensare ciò che mi è passato per la testa questa sera. Comunque domattina ci sarà qualcuno che si sveglia con una sorpresa.

Ritorno sul concreto. Sicuramente è stato uno dei traslochi più facili dal punto di vista logistico. Vestiti in un borsone. Altri vestiti in un sacco dello sporco, stile "viaggio della speranza" (odorerò un po' di polietilene nei prossimi giorni, ora sapete perché). Lavastoviglie portata in ufficio. Zaino, corda e scarpette in macchina. Così ho avuto persino tempo di fare un'uscita con il gruppo di scialpinisti tra i più scalmanati del corso Ugolini.

Bagnati fino alle mutande. Infreddoliti. In una neve con la consistenza di un budino, pesante in salita e vischiosa in discesa. I più fortunati con i soliti sci, qualcuno, meno fortunato, con sci recuperati per l'occasione, qualcuno con le ciaspole, ed, infine, un temerario con pedule da trekking. Sembrava la ritirata di Russia, però in salita. Con un tempo che rendeva assolutamente senza senso ciò che stavamo fecendo. Eppure. Atmosfera perfetta. Nessuna tensione, nessuno sbotto, neanche una frase fuori posto. Troppe volte mi son trovato in situazioni diverse per non apprezzare questa. Quando la fatica, il malessere, il fastidio non contano niente, perché sei a fare ciò che volevi, perché sei a contatto con la natura, perché hai detto no ai pomeriggi al centro commerciale o davanti alla tv o al pc, costi quel che costi. Qui ognuno potrebbe metterci le proprie motivazioni, ma rimane un fatto: andare in montagna vuol dire anche rimettere nelle giuste proporzioni le cose della vita. Ed è fantastico quando si crea un gruppo di persone che riesce ad essere in sintonia come oggi. Tutto scomparirà con lo scioglimento delle nevi? Vedremo.

Ed ora un paragrafo criptico, sicuramente il più difficile da scrivere. Ma me lo devo. Devo lasciarmi qualcosa di scritto anche riguardo a questo. Spero di riuscire a dare un senso anche per chi legge, senza sapere niente riguardo a ciò che capitò. Ci sono situazioni che quando accadono hai la sensazione che siano ineluttabili. O meglio, che lo siano pur non essendo la logica conseguenza di una serie di altre cose. Sono avvenimenti che accadono da soli, ma con una tale specifica precisione, ed armonizzandosi talmente bene con tutto il resto che non richiedono nessuna decisione e non ammettono dubbi. Sembra che niente di sensato esista al di fuori di quella cosa. Queste situazioni portano con sé un'alone misterioso e potente, che molti chiamano destino. Anche persone razionali e pragmatiche come me talvolta avvertono la presenza di quest'aurea, con sorpresa. Così a me è capitato di scoprire l'imbocco di una nuova strada, dopo tanto tempo che la cercavo. Ora ho tanta voglia di vedere se mi porta dove spero, e magari oltre.

Buonanotte a tutti,

ENRICO