mercoledì 12 marzo 2008

Limousin


Finalmente.

Guardo la data dell'ultimo post e penso quanto può cambiare la velocità di scorrimento del tempo. Dipende da ciò che faccio, da come vivo, dalle esperienze che metto da parte.
Chiaramente sono successe tante cose, e già so che non potrei raccontare tutto neanche per sommi capi. Ma voglio lo stesso lasciare un segno, un ricordo di ciò che ho vissuto, con qualche riflessione che magari interesserà a qulcun altro che passa su questa pagina, o che magari rileggerò io tra qualche tempo.

Anzitutto sono stato in Francia, a Parigi e poi a Limoges. Weekend lungo, da venerdì a lunedì, frenetico, concitato, divertente, ma non proprio spensierato. Con Marco a farmi da guida ho conosciuto diverse persone, tutte per poco tempo ed in situazioni strane.

A partire dalla ricercatrice matematica di Pian Camuno, a cui sta stretta la vita in valle e che scappa a Bergamo, ma continua a cercare evasioni, provando a conciliare la propria anima libera con le regole della società in cui, comunque, a scelto di vivere.

O il libanese pazzo, iperattivo, che riempie lo spazio fisicamente e con il suo fare chiassoso, un po' grossolano. Senza regole, senza rimorsi, chissà se ogni tanto pensa al futuro?

Ed ancora l'argentino casanova, che però si fa prendere dai rimorsi per aver abbandonato la sua lei prima di tornare in patria. E che cerca di giustificarsi convincendosi che non era la persona per lui. Prospettiva che non condivido: il punto è se lui si sentiva la persona giusta per lei. Attività invece che passività.

E tutta la popolazione degli spagnoli e spagnole di Limoges, simpatici, ciarlieri, spensierati. Sono una vera tribù, ognuno con il proprio ruolo e posizione, tutti coinvolti in un vortice di contatti e rapporti talmente caotico da essere perfino armonico.

Per certi tratti ho assaporato nuovamente la vita universitaria provata in Svezia. Ma su un livello ancora più radicale. E rifletto su come, forse, la vita nelle residenze studentesche sia semplicemente quella più naturale, quella alla quale tendono tante persone con attività affini, lasciate libere di comportarsi come preferiscono. E così si costruiscono naturalmente famiglie, gruppi, villaggi, all'interno di una piccola città di 20000 abitanti. Tralasciando i tratti più estremi ed il basso livello di attività, la struttura che si crea non deve essere molto diversa da quella delle nostre cascine o dei nostri paesi nel secolo scorso, o da quella dei villagi africani o sudamericani.

Il confronto con l'esperienza che sto vivendo a Milano è stridente. La tutto è in comune, tutti si conoscono, la diversità è motivo di curiosità e nessuno ha paura di nessuno. Qui tutto è ricondotto in canali prestabiliti, chi non si conosce è potenzialmente pericoloso, nessuno trova motivo di uscire dalla propria cerchia di amicizie e conoscenze. E così anche invitare una ragazza al cinema è un'impresa titanica, lo dico per esperienza.

E' stato bello incontrare Marco, che ho trovato in una bella situazione, convinto di ciò che sta facendo e sereno per il futuro. E' stato piacevole rivedere Parigi, girare senza meta, solo per mescolarsi alle persone e fantasticare sulla possibilità di vivere in una vera grande città (non come Milano). Infine mi è piaciuta anche Limoges, e vorrei ritornarci, magari portando con me altri amici, oppure sulla strada del cammino per Santiago de Compostela...

Lunedì pomeriggio, un po' stravolto, sono tornato al lavoro. La sera climbing. E martedì la bomba è scoppiata, con un giono di anticipo. Sono sereno, determinato, era ciò che volevo. Ci sono stati un paio di giorni di panico, ma ora tutto mi è chiaro. Ho fatto la scelta giusta e sento che i prossimi mesi saranno tutti in discesa. O forse in salita, come un trampolino di lancio verso un grande salto. Non so ancora per dove...

Una notte nella caaasa, una cena da Carlo e Stefi, sereni e felici come sempre, è bello vederli. Corsa lungo il fiume. E poi appuntamento al buio con Elisa.

Sorprendente, come quando in montagna trovi un giglio croceo, coloratissimo, incredibile se pensi che cresce solitario a 2000m di quota. Ed io spiego subito le vele: gli ormeggi li ho già lasciati da un po', ho solo bisogno di un po' di vento per partire.

Purtoppo lei rimane ancorata in porto, non so se per timore, se per disinteresse o, più probabilmente, perché non vede, non sa, non condivide la mia prospettiva. Fossi in una situazione diversa la aspetterei, ci girerei un po' intorno, ma ora no, proprio non ce la faccio. Senza rimorso. Però spero che ci ripensi...

Ultimo impegno della settimana, incontro venerdì pomeriggio con Emilio. Grande organizzazione, tre ore fruttifere e di soddisfazione. Poco prima promettenti incontri lavorativi con vecchie conoscenze, persone che cambiano, eppure sono sempre uguali.

Fine settimana tranquillo, cena indiana, cena nella caaasa, pizza. Schiodare il Pollo per convincerlo ad uscire è impresa disperata. Damiano sorprende tutti con performance di rilievo sulle due ruote. Bello tornare ad arrampicare sui sassetti, mi mancava l'aria, il panorama, la roccia, il concetto stesso di isolarsi ed alzarsi in un posto privilegiato, a cercare l'equilibrio, fisico ed interiore. Visita all'eremo di Igor: bella la casa, bello il posto. Per un po' mi piacerebbe vivere in un luogo così. Mi piacerebbe vivere una vita così. Bella anche la casa di Dario, contento di potersela costruire con le proprie mani. Farò così anch'io. Stefano che cambia casa e forse anche lavoro. Che non programma mai oltre i 10 minuti successivi. Io non ci riesco. Pranzo a Molinetto, mi sarebbe piaciuto avere anche una sorella. Delusione domenica sera, quindi visita all'Oasi un po' sottotono, mi dispiace farlo vedere da fuori, non cerco compatimento, né consolazione. Ma non voglio neanche indossare una maschera, mai. O mai più.

E poi si ricomincia, tutto come al solito. Unica variante: stasera ho scoperto una piastra con un canestro, e sono andato a giocare come tanto tempo fa. Sotto la luna. Ma perché sempre da solo???

A presto e buonanotte!

ENRICO

PS: rileggendo gli ultimi paragrafi mi sono reso conto che ho adottato una scrittura un po' jazz. Prendetela così, per stasera non riesco a riordnare le idee. Non con un ordine classico, almeno.