giovedì 28 febbraio 2008

Notte, neve e novità

Ohhh,

rieccomi qui. A grande richiesta (??) eccovi un nuovo post. Sono un po' stanchino e domattina mi devo alzare alle 4 (!!), ma cercherò di rendere queste poche righe piacevoli da leggere ed anche un po' coinvolgenti.

Cominciamo dall'inizio e proseguiamo in ordine cronologico. Come taluni sanno sabato io e Damiano ci siamo avventurati in una delle nostre solite imprese eccezionali. Questa volta teatro della performance è stata l'impervia Val d'Avio, stretta insenatura tra alte montagne, che termina contro la parete nord dell'Adamello. Partenza alle 17 circa e subito ciaspole ai piedi, a causa della grande quantità di neve. Neve bella, pulita, farinosa, che copre tutto. Finalmente, dopo tanti, troppi, inverni con poca o niente neve, da doversela proprio andare a cercare ad alta quota o sui versanti più riparati dal sole.

Salita lunga e monotona, ma che bellezza galleggiare su uno strato bianco che aumenta sempre di più il suo spessore, man mano ci alziamo, e mentre il sole scende ed avanza il crepuscolo. Luce rosa colora le cime intorno a noi ed un po' alla volta cominciano a vedersi le stelle.

Ci sarà anche la luna, piena, ma sorgerà tra moooolto tempo, perché nascosta dietro all'Adamello. Nel frattempo solo il cono di luce della frontale ci permette di avanzare.

Arriviamo alla più bassa delle tre dighe della valle, dove ci sono le case dei custodi. Lo spesso manto nevoso (sarà quasi 2 metri) è rotto da trincee che permettono il passaggio tra i vari edifici, e un faro illumina di luce radente la superficie della neve. Dopo ore di cammino nell'oscurità sembra di essere arrivati in una base in antartide, ultimo baluardo della presenza umana...

Ok, suona un po' eccessivo, ma la scena era veramente suggestiva. Qui ci torgliamo le ciaspole e ci avventuriamo nel tunnel che costeggia i laghi. Usciamo di nuovo allo scoperto e dobbiamo mettere i ramponi per camminare sulla superficie ghiaccaita della carrereccia. E' solo un breve tratto, ma dopo essere caduti entrambi in pochi metri, preferiamo essere prudenti.

Nell'oscurità sbagliamo strada un paio di volte, poi riusciamo a seguire delle tracce di uno sciatore, che ci portano fino al pianoro subito sotto al rifugio Garibladi. Lo vediamo, è circa 200 metri sopra di noi, ma non riusciamo a trovare il sentiero per arrivarci. Proviamo e riproviamo, finché non decidiamo di passare la notte dove siamo. Ci sono una paio di malghe, ma il tetto è crollato e non ci fidiamo a dormire al chiuso.

Così battiamo un tratto di neve e ci prepariamo un bivacco di fortuna all'aperto. Cuciniamo una busta di riso disidratato usando la neve, e questa sarà un'operazione luuunghissima. E la fame intanto si fa sentire. Il riso è pronto quando la luna sbuca dietro all'Adamello, finalmente. Purtroppo fa sparire un po' di stelle, ma abbiamo avuto molto tempo per guardarle.

Poi viene la parte più difficile: togliersi ciaspole, calzoni e giacca ed entrare nel sacco a pelo, senza farci entrare la neve. Chi non ha provato non può capire quanto è difficile. Eppure la qualità della notte dipende tutta da questa operazione!

Comunque riusciamo entrambi abbastanza bene. Ora ci troviamo rannicchiati su un pianoro a 2200 metri di quota. Due metri di neve sotto di noi. Due milioni di stelle sopra di noi. Ed una luna che ci abbronza. La temperatura è clemente: saremo intorno ai -5°C e questo ci permette di passare una notte abbastanza serena.

Io mi sveglio alle 7:30, con i primi raggi di sole! Damiano ha qualche problema idraulico e dormirà un po' meno saporitamente...

Al mattino non ci rimane che scendere a valle, ed incontreremo alcuni scalatori su ghiaccio, che affrontano la cascata della funivia. E' un'impressionante colata di ghiaccio di un bel colore azzurro, imponente.

La discesa è lunga, e, non essendo arrivati alla meta prefissata, non la affrontiamo con animo leggero. Obiettivo è tronare nella civiltà e prenderci un aperitivo a Edolo, confondendoci in mezzo agli sciatori. Così facciamo.

In serata si organizza un'ottima cena a base di costine con le verza, tipico piatto bresciano. Io ed Emilio abbiamo espresso il meglio della nostra arte culinaria, seppur con i mezzi non proprio professionali a disposizione nella caaaasa... quel che conta è che le costine erano buone e che non è avanzato neanche un cucchiaio di sughetto!

E così si è chiusa la domenica. Lunedì lavoro. Martedì mattina alle 4 sveglia, poi partenza per il Portogallo, Porto. Bellissima città, ed i Portoghesi che conosco sono persone veramente gioviali e disponibili. Ogni volta mi propongo di farmi un fine settimana lì. Chi viene?

Ritorno mercoledì pomeriggio, per cena pizza con Luigi e Paola. Si fanno discorsi importanti, sul cambiamento, sul futuro, sulla vita. In questo periodo mi serve parlare di questi temi, mi aiuta a chiarire le idee.

Perché nel frattempo, come alcuni sanno, ho innescato una bomba... Che forse scoppierà mercoledì mattina alle 8:30.

Giovedì lavoro, poi climbing. Performance scadente, mi sa che ho pagato la seratona portoghese di martedì, in cui oltre ad ingozzarmi di calamari alla griglia, ci siamo anche bevuti 7 bottiglie di bianco... in sette...

Ed ora sono pronto per Parigi! Partenza domattina alle 4 da casa. Ho tanta sonno.

Buonanotte,

ENRICO

1 commento:

Anonimo ha detto...

YANGYANG~~~~~~~~~SAY HI