lunedì 14 luglio 2008

Format c:


Ciao a tutti.

Eccomi ad aggiungere un nuovo ed importante capitolo al mio diario di viaggio.

Giovedì scorso ho fatto trasloco. E, come potete forse intuire dalle immagini qua sopra, non è stata una cosa facile... in realtà un po' me lo aspettavo... Ora vi racconto.

Da tempo sapevo che avrei dovuto lasciare libera la mia casetta milanese. Ciononostante ho volutamente lasciato trascorre giorni e settimane senza organizzarmi per uno spostamento graduale. Questa decisione è stata motivata dal fatto che avevo l'impressione di aggiungere incertezza ed instabilità ad un periodo che già mi vede impegnato in funamboliche trasferte e scriteriati spostamenti attraverso il tempo e lo spazio. Avevo proprio bisogno di una casa, anche se virtuale ed a tempo determinato.

Quando proprio non potevo più aspettare, in un paio di giorni ho organizzato tutto. Una telefonata ad Alberto, amico, climber, falegname ed aspirante giocoliere, per farmi prestare il suo fantastico Ducato blu. Poi, all'insegna del "via il dente, via il dolore", ho cominciato le grandi manovre.

Ho deciso di fare tutto da solo. La scusa razionale che mi sono dato è che con così poco preavviso ed in un giorno lavorativo non potevo trovare nessuno per aiutarmi. In realtà so che la vera motivazione è un'altra. Temevo che sarebbe stato un po' doloroso impacchettare e rimuovere tutto, smontare pezzo per pezzo, imballare cose, vestiti, cianfrusaglie. Sentivo che mi sarebbe capitato tra le mani qualcosa che mi avrebbe fatto pensare, che avrei riscoperto qualche spettro nascosto in qualche cassetto o in qualche armadio. Così ho preferito fare da me, sapendo che sarebbe stato un grande impegno, anche dal punto di vista fisico, e vivendolo come una specie di espiazione, di catarsi, di pulizia interiore.

Mi sono preparato come si fa prima di una performance atletica: cena sostanziosa ed a letto presto la sera prima, poi sveglia di buon'ora e colazione abbondante. E così ho cominciato.

Mi ci sono volute circa 12 ore, nelle quali ho affrontato e risolto problemi di ogni tipo (come caricare sul furgone da solo una lavastoviglie che pesa circa 70kg?). Per il pranzo mi sono appoggiato alla mensa GSM, mentre la merenda l'ho fatta in autostrada alle 18:00, in autogrill.

Dopodiché ho bucato.

Viaggiavo a 120km/h sulla corsia di centro quando l'anteriore destra si è sgonfiata improvvisamente. Ho sbandato un po', ma sono riuscito ad arrivare incolume sulla corsia di emergenza. Dopo un attimo di sorpresa mi son diretto ad una piazzola ed ho pensato al dafarsi.

Primo grosso dubbio: ci sono gli attrezzi per cambiare la ruota? Rapida indagine: sembra di si.
Secondo dubbio: dovrò vuotare il cassone per recuperare la ruota? Altra indagine: fortunatamente no.
Ultimo dubbio: ci riuscirò? Proviamo!

Sempre all'insegna della solitudine ed anche di un leggero masochismo, mi accingo alla riparazione. Il lavoro si dimostra abbastanza duro: le ruote sono molto più pesanti di quelle di un'automobile, le viti sono 5 e non 4 e sono anche decisamente più grosse, il crick sembra ipertrofico ed ha una corsa esagerata. Il lavoro più duro è stato, alla fine di tutto, rimontare la ruota danneggiata nella sua sede, appena dietro il ponte posteriore.

Mi sono trovato sudato fradicio, a torso nudo, sporco dappertutto, sdraiato sull'asfalto rovente cercando di bloccare i due ganci che sostengono il telaietto della ruota di scorta. E qui mi è emersa una domanda rimasta latente per molto tempo. Ma dove sto andando?

Mi sono alzato ed ho guardato nel cassone. Sono solo cose, mi sono detto. Però tante cose acquistate, ricevute, rubate, accumulate in 3 anni per necessità, per poter un po' alla volta costruire una vita che potessi considerare, magari non "normale", ma almeno mia. Ci sono riuscito? Direi di no. Non è una sconfitta, è solo una constatazione. In questo tempo ho anche imparato molto e metterò a frutto queste conoscenze nella mia prossima vita. Per ora sto solo smantellando, cercando di essere ordinato e di non fare troppi danni, tutto ciò che ho accumulato, mettendo tutto metaforicamente in freezer, in modo che quando mi troverò a dover ripartire possa sfruttare qualcosa di ciò che ho avuto. Questo vale per le cose, ma soprattutto per le idee e per le esperienze.

Credo di averlo già scritto in qualche post precedente, da Legoland: il cambiamento è un crivello, aiuta a distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è, ed alleggerisce l'esistenza permettendo di portare con sé solo ciò che veramente conta. Putroppo da questo trasloco ho capito che ciò che veramente conta per me nella vita passata negli ultimi tre anni sono proprio poche cose. Poche poche. Ma proprio queste poche cose sono veramente molto importanti. Non avrebbe senso farne un elenco: ci sono alcune persone, ci sono conoscenze, ci sono attitudini ed esperienze, ci sono convinzioni ed ideali. E poi, forse la cosa principale, una coscienza molto più profonda di me stesso.

Quindi. Non so dove sto andando, ma so che ora ho delle buone radici per andare lontano, in qualunque direzione.

Ciao,

ENRICO

1 commento:

Anonimo ha detto...

un post in forno? occhio che si brucia